“…intanto Dustin Hoffman non fa più un film”

estratto dal libro di Filippo Venuturi

…I due percorrono un lungo corridoio avvolto da un bagliore accecante e sbucano in una stanza.

La sala è splendida, elegante e calda, quaranta metri quadrati in tutto.

Dal soffitto scendono due sobri lampadari con ornamenti floreali rossi e verdi, che emettono una luce assai tenue. Sparsi qua e là ci sono lumini contenuti in raffinati portacandele di vetro, forse sono antiche marmellatiere. Un pensile zeppo di scatole alimentari fa capire che si tratta di una sala da pranzo dal gusto retrò, rustica ma accogliente, mentre nella piattaia che c’è di fronte sono poste diverse cucine giocattolo probabilmente degli anni ‘40-‘50; sulle sovrastanti travi a vista sono adagiate due scalette di legno dalle quali pendono utensili e arnesi da cucina. I muri sono dal pavimento fino a metà parete di color crema, dove sono state appese, sotto dei piccoli ex voto, delle testate di letto in legno, testa da una parte e piedi dall’altra, mentre in fondo, dove giace una stufetta economica ancora funzionante, il colore è rosso Bologna ed è pieno di vecchie targhe pubblicitarie in latta; lì c’è la credenza bianco pastello che contiene i bicchieri, i piatti e le stoviglie, che si intravedono dalle ante chiuse con la rete a gabbia di coniglio. Nel mezzo c’è un tavolo pentagonale, coperto da una tovaglia fatta col tessuto dei materassi provenzali dove, su comode sedie di paglia, stanno quattro persone posizionate una di fronte all’altra, mentre un posto è vuoto, nemmeno apparecchiato; mangiano fumanti tagliatelle al ragù ricche di sugo e bevono una buona bottiglia di Cabernet Sauvignon dei Colli Bolognesi.
Parlano e cantano, ridono e urlano, fumano e si divertono…

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